di Luisa e Consolato FOTI

Il Montenegro era nei nostri programmi già da qualche anno e, finalmente, decidiamo di visitare questo paese, includendo nel nostro viaggio anche parte della Bosnia-Hercegovina e l’Albania.

Viaggiamo in due, marito e moglie, con un semintegrale Challenger, il Genesis 56, acquistato da poco più di un anno.

Ci imbarchiamo a Bari il 14.09.2011, con partenza alle ore 22,00, e alle 07,00 del giorno dopo sbarchiamo a Dubrovnik, già visitata 2 volte in occasione di altri viaggi.

Puntiamo, perciò, subito verso nord, in direzione Spalato e, lasciata Dubrovnik, ci fermiamo in un’area di sosta, dopo il nuovo spettacolare ponte di Tudjman, costruito di recente, per evitare di dover percorre un profondo fiordo. Da quest’area di sosta è possibile ammirare dall’alto la splendida baia antistante il porto di Dubrovnik.

Si prosegue lungo la meravigliosa costa croata e dopo aver attraversato le due frontiere, in entrata ed in uscita, del breve tratto di costa bosniaco che si affaccia sull’Adriatico, raggiungiamo Metkovic , in direzione Mostar-Sarajevo.

Il transito di questa frontiera, per entrare in Bosnia-Hercegovina, richiede circa mezz’ora di coda ma i controlli sono rapidi e riguardano solamente i documenti personali (Carte d’identità) e quelli del camper (libretto di circolazione, foglio complementare e carta verde ).

Riprendiamo il viaggio e, poco prima di Pociteli, deviamo a sinistra in direzione Ljubuski ; dopo circa 10 Km., un’altra deviazione a sinistra ci porta al parco della Kravica. Sostiamo in un ampio parcheggio asfaltato e custodito. La scalinata, realizzata da poco ed antistante il parcheggio, scende fino ad uno spettacolare complesso di cascate che cadono in un lago circondato da una fitta vegetazione: un’incantevole oasi di verde e di acqua dove è possibile anche fare il bagno.

Ritornati sulla strada per Ljubuski, raggiungiamo questo centro ; all’inizio del paese deviamo a destra in direzione Mostar e proseguiamo fino a Madjugorie.

Per la visita di questo luogo di pellegrinaggio, sempre più frequentato da comitive di pellegrini provenienti da tutta Europa, basta qualche ora. Vi sono le indicazioni per parcheggi custoditi ma è possibile sostare anche lungo la strada principale che porta alla chiesa , utilizzando i parchimetri.

Nella zona centrale, oltre ai numerosi alberghi e ristoranti, sono stati aperti tantissimi negozi di souvenir, dove è possibile acquistare di tutto. A circa 5 Km dal centro, ben segnalata con cartelli, che indicano anche la direzione degli altri luoghi di culto, vi è la collina della Via Crucis, la cui sommità è raggiungibile salendo, a piedi, un ripido sentiero acciottolato.

Proseguiamo verso Mostar dove, dopo aver attraversato la città nuova, entriamo in un ampio parcheggio, situato ad un centinaio di metri dall’ingresso alla zona pedonale, seguendo le indicazioni che portano alla città vecchia ( Stari Grad ) ed al Ponte Vecchio (Stari Most ),.

Il parcheggio, custodito anche la notte ed utilizzato anche per la sosta di autovetture, è bene illuminato, dispone di due bagni ,dove è possibile rifornirsi di acqua; il custode notturno ci ha pure consentito di allacciarci alla corrente elettrica in uno dei box utilizzato dal personale addetto allo stesso parcheggio.

Mostar, inserita dal 2005 nelle liste del patrimonio dell’UNESCO, è una città di grande attrazione turistica, nonostante, in più punti della zona nuova, siano ancora evidenti i segni dell’ultima guerra.

Il Ponte Vecchio, costruito durante il periodo ottomano e completato nel 1566, distrutto dai bombardamenti nel 1993 e ricostruito nel 2004, collega le due sponde del fiume Neretva ed è situato tra le torri Hercegusa e Tara, sulla riva sinistra e la Torre Haklebija su quella destra. Simbolo dell’unità cittadina e costituito da un unico arco di pietra è lungo 28,7 m, largo 4,49 m ed alto, in estate, 21 m sull’acqua.

Il Ponte Storto, completato nel 1558 , si narra che sia stato edificato otto anni prima dello Stari Most come prova per la successiva più audace costruzione. Si trova a poco distanza dal Ponte Vecchio, sul fiume Radobolja, alla confluenza con il Neretva.

La Torre di Tara, di forma semicircolare, deposito di munizioni durante il periodo Ottomano, è , oggi, la sede del Museo del Ponte Vecchio.

La Torre dell’Orologio (Sahat Kula ) completata nel 1630 è un altro monumento di grande importanza dell’epoca ottomana. Si trova a fianco del Museo dell’Hercegovina, di forma quadrata ed alta 15 metri.

Oltre ai musei del Ponte Vecchio e dell’Hercegovina, meritano una visita il Cimitero Monumentale Partigiano ( Partizansko Grobije) , la Moschea Karadioz-Beg , poco distante dal centro storico, la Moschea Hadzi Kurt (Tabacica) , costruita a fianco dell’antico Tabhana, il quartiere della lavorazione del cuoio, la Moschea Koski Mehmes-pasha, dal cui minareto è possibile godere di una vista panoramica sulla città e la Moschea Nesuh-Aga Vucjakovic. Le moschee di Mostar, piccole ma eleganti nelle loro forme, rappresentano molto bene il tipico stile ottomano.

Al centro della città vecchia è posta una delle zone più antiche di Mostar, il Kujundziluk: lungo una caratteristica strada in acciottolato, risalente alla metà del XVI° secolo, si trovano i caratteristici negozi artigianali , oltre ai tradizionali ristoranti e negozi di dolciumi tipici. Al centro del Vecchio Bazar, vi è un tipico mercato di frutta e verdura con su i banchi tanti prodotti locali.

Costeggiando per un buon tratto lo spettacolare Neretva, dove, in uno dei punti vendita degli allevamenti posti sul fiume è possibile acquistare delle trote vive, subito ripulite dallo stesso venditore e pronte ad essere cucinate, raggiungiamo, dopo circa 120 Km., Sarajevo.

Il tempo trascorso dalla guerra che ha martoriato la città tra il 1992 ed il 1995, ha completamente cancellato ogni traccia di quella tragedia.

Seguiamo le indicazioni per la città vecchia e, dopo inutili tentativi di parcheggiare nelle sue vicinanze, ci allontaniamo dal centro in direzione Mostar; dopo un paio di Km., nella zona vicino all’Holiday Inn, ci fermiamo in un ampio parcheggio custodito anche la notte, di fronte alla Chiesa di San Giuseppe.

Con un mezzo pubblico, la cui fermata è nelle immediate vicinanze, torniamo nella Città Vecchia.

Sarajevo è divisa in quattro municipalità: il Centro (Centar) dove hanno sede i principali uffici pubblici; la Città Nuova (Novi Grad) costruita recentemente; la Nuova Sarajevo ( Novo Sarajevo) sede di centri commerciali e di alcuni Musei; la Città Vecchia ( Stari Grad) dove si trovano quasi tutti i monumenti, i luoghi di culto e gli edifici storici.

Passeggiare nel centro storico di Stari Grad (Bascarsja) consente di comprendere subito l’essenza di questa città: qui, durante il giorno, si possono ammirare, tra l’altro, gli artigiani che, nelle loro botteghe, lavorano il rame e l’ottone e realizzano splendidi oggetto in filigrana; qui, la sera, seduti al tavolo, allestito all’aperto, di uno dei tantissimi ristoranti è possibile gustare le specialità culinarie della regione ed il caratteristico “ caffè alla bosniaca” Non può mancare una passeggiata nella frequentatissima e pedonale Ferhadija, che, con i suoi palazzi in stile mittle-europeo , i suoi negozi moderni e raffinati ed i bar alla moda è il salotto della città.

Grande è il numero e la varietà di edifici sacri sparsi per la città, con le loro differenti strutture, a seconda della religione di appartenenza. Tra le tante moschee islamiche meritano senz’altro una visita quella di Gazi Husrev - BEG , famosa per la bellezza della sua cupola centrale e con il minareto alto 45 mt., situato sulla piazza del mercato antistante, la moschea di Ali-Pasha, fatta costruire, nel 1561 dal pascià Hadim Ali nello stile di Istambul e la moschea dell’Imperatore o Tsars, costruita nel 1566 in onore del sovrano Solimano I°.

La chiesa più grande di Sarajevo è la Cattedrale serbo-ortodossa della Natività di Gesù, costruita nel 1868 in stile barocco con elementi serbo-bizantini ed inconfondibile per le sue 5 cupole. Più antica è la Vecchia Chiesa Ortodossa degli arcangeli Gabriele e Michele, con un’importante iconostasi.

Numerose le chiese cattoliche tra cui vi è la Cattedrale di Sarajevo, sede della Diocesi cattolica in Bosnia ed uno dei simboli della città, e le sinagoghe luogo di culto della comunità ebraica più grande dei Balcani. Tanti, infine, i ponti ed i musei che meritano di essere visitati.

Lasciamo Sarajevo e ripercorrendo a ritroso la strada già percorsa, senza la deviazione fatta per la visita di Madjugorie e del parco della Kravica. Dopo pochi chilometri da Mostar, svoltiamo a sinistra per raggiungere Blagaj ed il suo antico monastero darviscio, costruito all’interno di un’enorme grotta ed in posizione sopraelevata al fiume che emerge dalla stessa grotta. Il monastero non è visitabile per i lavori di restauro in corso. Si può raggiungere il sito anche con il proprio mezzo ma preferiamo lasciare il camper nel parcheggio dei bus.

Prima della frontiera, visitiamo Pociteli, con le sue stradine ripide, in acciottolato, silenziose e pittoresche, con la sua moschea e i resti di una fortezza che la sovrasta.

Ripercorriamo in direzione sud la costa croata e, superata Dubrovnik, entriamo in Montenegro, per la strada che porta a Herceg-Novi . Alla frontiera, oltre al controllo ed alla registrazione dei documenti personali e del camper, ci viene venduta, al costo di 30 €., una vignette, “ecologica” da applicare al cruscotto e valida per un anno. Non sappiamo se dipende da tale tassa, ma, certamente, dovunque in Montenegro troviamo la massima pulizia.

Ad Herceg-Novi, dove giungiamo in serata, sostiamo per la notte in un camping, alla periferia sud della cittadina, segnalato e situato a sinistra della strada, subito dopo l’attraversamento di una corta galleria.

Il giorno dopo, visitiamo, per primo, il vicino complesso monastico di Savina, immerso nel verde e composto da tre chiese, dove, nel museo dell’annesso monastero è custodito, tra l’altro, uno dei due unici ritratti esistenti al mondo dello zar Pietro il Grande, portato dalla Russia nel 1831. Il centro storico di Herceg-Novi , visitabile lasciando il camper in uno dei parcheggi a pagamento della città, è ben conservato, con una piazza circondata da tipiche case in pietra. La città è caratterizzata da molte specie di alberi esotici che abbelliscono i giardini delle case ed i giardini pubblici, che sovrastano la passeggiata a mare. Dal suo castello si può godere di una meravigliosa vista su tutto il litorale.

Lasciata Herceg-Novi , iniziamo il percorso delle Bocche di Cattaro, che rappresentano una meraviglia naturale e costituiscono il più grande fiordo del Mediterraneo. Tali bocche penetrano nella costa per circa 28 Km. . La strada si snoda, quasi tutta pianeggiante, lungo il fiordo e, superata Risan, giungiamo a Perast. Sostiamo nel parcheggio predisposto lungo il breve tratto di strada che porta all’ingresso della cittadina, dove una sbarra impedisce il transito dei veicoli a motore.

Il centro è un tutt’uno di palazzi e di altri edifici minori in pietra, di alcune chiese, di stradine e viuzze interne; sulla passeggiata a mare vi è l’approdo per barche e battelli che, in pochi minuti, trasportano i turisti all’isola prospiciente, dove è stata realizzata la chiesa della Madonna dello Scarpello, passando davanti all’isola di San Giorgio. Mentre quest’ultima, che ospita un’abbazia benedettina e che al momento non è visitabile per lavori di restauro, è interamente opera naturale, l’isola del santuario della Madonna dello Scarpello è artificiale : narra la leggenda che quest’isola è stata realizzata con le pietre portate dai marinai di Perast laddove c’era una nuda secca rocciosa detta “Scarpel”.

Da Perast raggiungiamo Cattaro (Kotor) e parcheggiato il camper lungo una strada, appena finita la zona del porto, entriamo dalla porta centrale all’interno delle mura e ci troviamo nella Piazza d’Armi, la più grande e bella della città. Su questa piazza, affollata di turisti e di tavolini ed ombrelloni dei tanti ed eleganti bar e caffè , si affacciano, tra l’altro, il Palazzo Ducale, la medioevale Torre della Tortura, detta successivamente Torre dell’orologio, ed il teatro. Altre 11 piazze, tutte molto belle, sono collegate tra loro da caratteristiche stradine dove si affacciano negozi di souvenir ed altri bar e caffè. All’interno delle mura ci sono circa trenta chiese, tra cui la cattedrale di San Trifone con i suoi due campanili nella facciata. La visita a questa città richiede almeno mezza giornata, e la passeggiata tra le sue stradine, le piazze ed i monumenti può essere integrata con il giro delle mura che si inerpicano lungo i costoni delle montagne che, alle sue spalle, sovrastano la città.

Ci dirigiamo verso Budva e, pochi chilometri prima di questa città, svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni di un campeggio, sito in una vasta pineta pianeggiante, dotato di servizi igienici e di elettricità, prospiciente una meravigliosa spiaggia, con moderne strutture balneari, docce, bar e ristorante, ma anche con un’ampia zona di spiaggia libera.

Il mattino dopo visitiamo Budva, dopo aver lasciato il camper in uno dei grandi parcheggi a pagamento.

La città vecchia sorge su un’isoletta collegata alla terraferma da una lingua di sabbia, che,con il tempo, si è trasformata in penisola ed è circondata da alte mura, con bastioni del XV secolo, che formano un sistema di fortificazione medievale con porte, mura di difesa e torri.

Dentro le mura, le vie strette e tortuose, le chiese e le costruzioni in pietra creano un ambiente davvero suggestivo. Sulla piazza (Tgr Starogradski) si affacciano le tre chiese della cittadella e, nelle vicinanze, visitiamo un’antica biblioteca realizzata all’interno di una fortezza dai cui bastioni si può godere di uno splendido panorama sulla città e sul suo mare.

Lasciamo Budva, attraversando in camper, in direzione Petrovac, la parte nuova della città, che è un moderno centro di villeggiatura, con ampi viali alberati, passeggiate a mare, ristoranti e moderni alberghi; dopo pochi chilometri, lungo la strada costiera, da una piazzola di sosta molto utilizzata anche dai bus turistici, per consentire le foto di rito , osserviamo dall’alto la tanto decantata Sveti Stevan: una piccola isola, collegata alla terraferma da una stretta striscia di terra e trasformata in villaggio turistico a 5 stelle, in stile medioevale.

Si prosegue e, dopo Buljarica, le indicazioni stradali per Podgorica ci portano al tunnel (il pedaggio è riscosso dopo il suo attraversamento) che riduce notevolmente il percorso verso la capitale. La strada costeggia la parte settentrionale del lago di Scutari; poi, dopo un lungo tratto di autostrada, giungiamo a Podgorica. Lasciamo il camper in un parcheggio custodito, alle spalle dello stadio e visitiamo velocemente la città, costituita esclusivamente da moderne strade, tra le quali solo quella che attraversa in lungo la città è affiancata da negozi con vetrine più o meno accattivanti, da anonimi palazzoni e da una grande piazza centrale, poco frequentata e prospiciente alcuni uffici pubblici.

Si riparte e ci dirigiamo verso i monti, attraverso la valle del Moraca: il percorso è senz’altro suggestivo e si snoda, costeggiando il fiume, lungo un susseguirsi di alte gole, attraverso brevi gallerie le cui pareti, prive di intonaco, mostrano la roccia viva e superando ponti sul fiume che scorre vorticosamente. Visitiamo il monastero ortodosso di Moraca, originario del 1200 , che ricorda, anche se in piccolo, i monasteri della Romania e che, come quelli, ha parte delle mura esterne delle chiese decorati con affreschi ben conservati. Il complesso è costituito da una chiesa più grande dedicata all’Assunzione della Vergine Maria, dalla chiesetta di San Nicola e dal dormitorio.

Trascorriamo la notte in un piccolo campeggio, allestito lungo il fiume ed a cui si accede scendendo da una strada sterrata che, per chi proviene da Podgorica, inizia a destra della strada principale, subito dopo un bar-ristorante, 300 mt. prima del monastero.

Ripercorrendo la strada che attraversa Podgorica ed il tunnel di cui si è già detto, torniamo nuovamente sulla costa e facciamo tappa a Stari Bar (Bar vecchia) che dista circa 2 Km. dalla città di Bar, il porto più grande del Montenegro. La visita alla vecchia città di Bar, detta “ la Pompei del Montenegro” ed estesa, su una collina, con una superficie di circa quattro ettari, consente di camminare tra le rovine di oltre 600 edifici, risalenti a tutti i periodi della storia della città, che ha origini romane e che ha visto avvicendarsi i Turchi ai Veneziani.

Da Stari Bar ci portiamo ad Ulcinij; attraversiamo l’affollato centro con qualche difficoltà, a causa del traffico automobilistico e delle macchine parcheggiate; parcheggiamo il camper in un tratta di strada più largo, poco prima della stretta via che porta alle mura dell’antico borgo. La città antica, posta su una collina, è ben conservata con le sue mura, le strette viuzze e le moschee; i pochi locali pubblici sono ben integrati nell’ambiente e, dalle terrazze di uno dei ristoranti del luogo, è possibile ammirare la città nuova con la sua spiaggia sabbiosa ed il suo lungomare.

Attraversiamo il confine con l’Albania a Sukobin , con le solite formalità di identificazione personale e con il solito controllo dei documenti del camper. Non ci viene richiesta però l’assicurazione che comunque è obbligatoria; tenuto conto della non validità della nostra carta verde, provvederemo a stipularne una, a Scutari, presso un’agenzia, al costo di 27,00 €. e valida per 15 giorni.

Il castello Rozafa di Scutari, posto su una collina, prima dell’ingresso in città, si raggiunge con il mezzo salendo una strada a tornanti , fino ad uno slargo dove è possibile parcheggiare, anche se con qualche difficoltà. E’ la cittadella fortificata più grande di tutta l’area balcanica; dalle sua mura, intervallate da 7 torri del V secolo, è possibile ammirare uno straordinario panorama. Tre porte, in successione, consentono l’ingresso alla fortezza, dove vi sono , separate da antiche mura, tre zone nelle quali si trovano i resti della chiesa di S. Stefano del XIII sec., alcune abitazioni, un deposito di munizioni ed il castello. Non mancano ovviamente leggende legate alla sua costruzione, ma, certamente, meritano una visita i locali utilizzati come caffè-bar, dove, tra l’altro, è stato allestito un ambiente in puro stile ottomano, utilizzabile dai visitatori.

La città, con le sue larghe strade, dove è possibile anche parcheggiare il camper, con i suoi alberghi a 5 stelle, con le sue piazze moderne e con le antiche moschee , con la sua storica cattedrale cattolica ricostruita e riaperta al culto il 7 marzo 1991, ha un suo particolare fascino, soprattutto la sera quando la zona pedonale del centro, trasformata, per tutta la sua lunghezza di circa 1 Km., in un enorme bar all’aperto, assiste al tranquillo passeggiare dei suoi cittadini.

Abbiamo trascorso la notte nel parcheggio antistante il ristorante dove abbiamo pranzato, in modo economico e con piatti tipici locali a base di carne ed, il giorno dopo, effettuiamo una visita al lago di Scutari, percorrendo la strada che ha termine a Shiroke e che lo costeggia per circa 10 km. Il percorso ha inizio dal nuovo ponte costruito all’ingresso dalla città, sul fiume Kir e vicino allo storico ponte di Mesi; è la stessa strada che porta alla frontiera di Sukobin , ma dopo qualche centinaio di metri si devia a destra. Nei ristoranti che si affacciano sul lago è possibile gustare il pesce appena pescato dai pescatori locali; tranci di enormi carpe sono cucinate e servite in modo eccezionale.

Proseguiamo in direzione Tirana e ci fermiamo a Lezhe , per visitare la tomba dell’eroe nazionale Gjergj Kastrioti Skandeberg. Un ampio parcheggio custodito, all’ingresso della zona archeologica nel cui interno si trova il monumento di cui sopra , di fronte agli uffici comunali, consente la visita di questa animata cittadina ed anche la sosta notturna.

Raggiungiamo Kruja e parcheggiamo il camper, nelle immediate vicinanze del bazar, in un parcheggio custodito, dove trascorreremo la notte.

La città medievale si trova a 560 mt. sul livello del mare ed ha dato i natali a Skandeberg. Un interessantissimo museo etnografico dedicato a lui ed alle sue guerre combattute per 25 anni in difesa del suo paese dall’occupazione ottomana, è stato realizzato nella fortezza, costruita nel 1444.

La strada che porta alla fortezza attraversa il medievale bazar con le sue strade in ciottoli ed i negozi di legno, dove tra tantissimi oggetti e souvenir di filigrana, alabastro, argento, rame e legno è possibile osservare la realizzazione al telaio di tappeti in lana.

Il giorno dopo siamo a Tirana, la capitale. Parcheggiamo il camper, su indicazione di uno dei tanti vigili che disciplinano il caotico traffico della città, in un parcheggio custodito e realizzato, nelle immediate vicinanze della centrale piazza Skandeberg, sulle enormi gradinate degli spazi antistanti la cosiddetta “Piramide” , nel Boulevard Deshomoret e 4 Shkurtit; il monumento realizzato dal regime che dal 1944 al 1991 ha governato il Paese, oggi completamente in abbandono, divide gli amministratori di Tirana tra chi lo vorrebbe abbattere per realizzare una nuovo monumento e chi lo vorrebbe restaurare ed utilizzare come luogo di cultura.

La città si presenta con ampie e nuove strade , molti e nuovi edifici di grandi dimensioni pubblici e residenziali , moderni alberghi , negozi, ristoranti e locali pubblici alla moda.

Meritano certamente di essere visitate la centrale ed enorme Piazza Skandeberg, temporaneamente “sconvolta” dai lavori di ristrutturazione in corso, la vicina Torre dell’orologio, simbolo della città, la Moschea di E’them Beut, il caratteristico piccolo ponte di pietra Ura e Tabakave, situato nel Boulevard Zhan D’Ark , i pochi resti delle mura del castello di Giustiniano, detto anche di Tirana ed il Mosaico di Tirana, che si trova alla fine della strada Naim Frasheri, una traversa della più frequentata e grande via Kavaies, una delle principali arterie cittadine. Il mosaico, scoperto nel 1972 , fa parte di un antica villa romana del III secolo ed è una testimonianza storica dei primi insediamenti nella città.

Numerosi sono i musei visitabili ed interessati sono le chiese cattoliche ed ortodosse, i giardini botanici e le aree verdi siti al centro ed alla periferia della città.

Lasciata Tirana, proseguiamo verso sud in direzione Elbasan che, dall’alto di uno dei tornanti della strada che si percorre per giungervi, si presenta come una grande città industriale, caratterizzata dalle ciminiere di fabbriche di vario tipo, tra cui un cementificio ed una grandissima raffineria di petrolio. Tanto ci basta per decidere di proseguire senza sostarvi, raggiungendo prima Rrogozhine e poi Lushnje ; da qui ci dirigiamo verso Berat.

Finora le strade dell’Albania sono state abbastanza percorribili con tratti autostradali completati ed in costruzione e tratti a doppio senso di marcia ben asfaltati; i quasi 50 Km. da Lushnje a Berat sono però davvero disastrati e la velocità non può superare quasi mai i 40 Km orari.

Alla fine giungiamo a Berat e, attraversata la parte nuova della città, sostiamo lungo il fiume Osum, dopo l’inizio del senso unico, vicino a dei giardinetti pubblici, in coda ad altri due camper francesi che trascorreranno anche loro la notte lì.

Berat è detta la “città dalle mille finestre”; la strada principale, fiancheggiando il fiume, divide i due quartieri di Mangalem e Gorica costruiti su due opposte colline con le case in pietra attaccate una all’altra e con tante finestre rettangolari, allineate e della stessa misura: uno scenario unico e suggestivo sia di giorno che con l’illuminazione notturna.

Su uno sperone roccioso, a sinistra di chi proviene da Lushnie, il quartiere di Mangalen è sovrastato dalla fortezza, raggiungibile da una strada in acciottolato che parte ai piedi del suddetto quartiere, ma anche da una più comoda strada asfaltata che sale all’inizio della città nuova, seguendo le apposite indicazioni per il castello, nelle cui prossimità è possibile parcheggiare senza problemi.

La fortezza, a forma di triangolo, è ben conservata ed al suo interno, allestito in una chiesa ortodossa dismessa, è visitabile il Museo di Onufri, con le splendide icone dipinte da questo pittore del medioevo albanese.

Ripercorrendo i 50 Km. fatti all’andata e prima di giungere a Lushnie, proseguiamo verso sud ; superata Fier ci dirigiamo verso Tepelene, famosa anche per le sue sorgenti. Inutilmente cerchiamo, nella città natale di Ali Pasha, despota sanguinario che per la sua crudeltà è conosciuto anche come “ Il Leone di Giannina”, i resti del castello di Tepelene, realizzato durante il suo regno e, pertanto, proseguiamo alla volta di Gjirokaster ( in italiano Girocastro). La città vecchia è inclusa tra i patrimoni dell’UNESCO ed il suo castello è un’enorme e panoramica fortezza che domina tutta la pianura sottostante. Al suo interno, in ampie gallerie con volta a botte, si trova il Museo delle armi, dove, tra l’altro, sono conservati molti cannoni della 2^ guerra mondiale. Per salire alla fortezza si attraversa la parte vecchia della città, con i tetti delle case ricoperte da lastre di pietra grigia ed il caratteristico bazar.

Dopo qualche chilometro, una deviazione porta in un parco dove è possibile ammirare il cosiddetto “occhio blu”, una sorgente all’interno di un laghetto.

E’ quasi buio quando, all’ingresso della cittadina di Ksamil, famosa per la sua spiaggia che si affaccia su quattro isolette raggiungibili anche a nuoto, troviamo l’indicazione di un camping. Una famiglia, nel giardino della propria casa, ha realizzato un punto sosta per 3 o 4 camper, fornendo anche elettricità, acqua, un box toilette ed una doccia.

Il mattino dopo siamo a Butrinto, distante circa 20 Km.; dinanzi alla zona archeologica è possibile sostare in un ampio parcheggio. Visitiamo il sito dove, tra l’altro, è possibile ammirare i resti dell’ampio teatro e quelli dell’agorà.

Riprendiamo il viaggio verso nord e, dopo una breve sosta a Saranda, che, con la sua passeggiata a mare ed i suoi alberghi, è meta molto frequentata dal turismo balneare, giungiamo a Porto Palermo dove pranziamo in un tipico ristorante, davanti al castello; su una splendida baia, proteso verso il mare sorge questo maniero, costruito da Ali Pasha alla fine del XVIII secolo ed a tutt’oggi in ottime condizioni. Lungo il collegamento con la terraferma si trova la chiesa di Aghios Nikolaos, davanti alla quale, oltre alla possibilità di fare il bagno in un’acqua trasparente e cristallina, è anche possibile sostare con il camper. Più avanti, in un’altra baia si possono ancora vedere le gallerie utilizzate per il ricovero dei sommergibili sovietici dopo la 2^ guerra mondiale.

La strada prosegue lungo la costa, caratterizzata da ampie spiagge sabbiose, fino a quando comincia a salire su un costone di una montagna brulla con un’infinità di tornanti che ci portano fino in cima, a circa 1000 mt. di altezza; superato il passo lo spettacolo cambia radicalmente: il parco della Llogara costeggia la strada con i suoi pini loricati, rari monumenti della natura. Il parco è attrezzato per ospitare i turisti e vi è anche un campeggio dove è possibile sostare.

A Valona , dopo una visita ai giardini dove, nel 1932, è stata costruita la tomba di Ismail Qemali, primo premier dell’Albania, e dove svetta pure il monumento all’Indipendenza, realizzato in bronzo nel 1972, facciamo una passeggiata nella vicina via Justin Godard, detta anche via “monumentale “ che, per il vero, ci delude, vista la difficoltà di riconoscere i bei palazzi tanto decantati nelle guide.

In serata raggiungiamo il sito archeologico di Apollonia e, dopo l’inutile tentativo di trovare un camping segnalato in un resoconto di viaggio in camper tratto da internet , trascorriamo la notte davanti all’ingresso dello stesso sito. Il mattino dopo visitiamo questa ampia ed interessante area, dove ancora sono in corso scavi da parte di archeologi.

L’ultima tappa del viaggio è Durazzo, la seconda città dell’Albania, per grandezza ed importanza. Visitiamo, tra l’altro, le mura bizantine del castello, del VI secolo, alle quali nel XVI sec. sono state aggiunte delle torri veneziane rotonde e l’antico anfiteatro romano. Con il camper saliamo sulla collina dove si trova il Palazzo del Re Zog, ultimo re d’Albania e poi dagli altri capi di stato albanesi; la costruzione è, ormai, in completo abbandono da una decina di anni, in attesa dei necessari restauri che, a detta del custode, dovrebbero essere effettuati dal governo italiano.

La sera del 27 settembre, dopo una visita al resto della città ed una passeggiata sul suo lungomare, ci imbarchiamo da Durazzo per Bari.

Abbiamo percorso circa 2300 Km., su strade ed autostrade che, se si esclude i 50 Km. da Lushnje a Berat, non hanno presentato difficoltà di rilievo; il costo di un pranzo, in tutti e tre gli stati visitati è di circa 10 €; il costo del gasolio è di circa 1,20 € e, soprattutto in Albania, lungo i tratti di autostrada tutti gratuiti, vi sono distributori di carburante all’avanguardia per struttura e servizi; il costo medio dei parcheggi notturni e dei campeggi è stato di circa 8,00 €.; per la pulizia del camper in uno dei tantissimi lavaggi dell’Albania abbiamo speso 4,00 €.

Nel complesso è stato un viaggio piacevole ed interessante, al di là delle nostre aspettative; tante le cose viste e tante quelle da poter vedere; forse un periodo più lungo ce lo avrebbe consentito o forse sarebbe stato opportuno dividere l’itinerario in due parti; certamente abbiamo visitato dei posti dove ancora il turismo è agli albori e dove, anche come camperisti, siamo sempre stati accolti con grande simpatia.

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